giovedì 29 ottobre 2009

... E CON I MORTI... POLENTA E OSEI...



Ciao ragazzi, di che cosa parlare se non di Polenta e osei in questo periodo? Prima di tutto volevo ringraziarvi poichè state diventando sempre più numerosi a commentare i miei annunci.
Ho pubblicato un sondaggio simpatico per verificare quanti di noi “santificano” questa festa… ma soprattutto vi riporto i “crismi” del vero mangiatore di osei…

RICETTA

Bisogna lasciare gli osei in cantina per una settimana in modo che "el boton" (le interiora) si frollino. Si prepara lo spiedo con osei, lardea(fettina di lardo di cm 4x4 spessore mezzo centimetro), foglia di salvia e mascio (maiale, cubetto da 4x4x4 cm). Per il mascio si può utilizzare l'ossocollo (coppa) o lo straculo (fondello). L'ossocollo è più morbido ma meno saporito lo straculo "gà tutti i gusti" ma è molto più stopposo.
Gli osei si cucinano allo spiedo lentamente irrrorandoli con il loro pocio. Ci vogliono 4 / 5 ore circa. Meglio se viene utilizzata legna di vite.
Vanno mangiati appena cotti e quindi se c'è qualche ritardatario... suo danno.
Il companatico va fatto con la poenta onta (polenta fritta) necessariamente croccante, altrimenti si imbeve di olio, e il contorno con radici di campo conditi con il solo aceto.

Chi ha la fortuna di accompagnarli ad un buon clinto non adulterato avrà il massimo piacere, noi di solito ci accontentiamo di innaffiarli con un cabernet o merlot necessariamente passato in barrique. Nota bene che dell'oseleto va mangiato tutto eccetto il becco. L'usanza Sarmegana vuole che si avanzino tutte le teste e si mettano in cerchio sul piatto. Finito di mangiare si inizia il giro con un bicchiere di vino ed una testa avanzata. E' ovvio quindi che chi si prende la responsabilità di mangiare tanti osei poi dovrà sopportare una dose di vino considerevole.

Da ricordare:
Non esistono mangiatori di osei che bevono birra o altro.
Chi magnai osei non guida.
E alla fine: ogni testa on goto de vin
La giusta relazione è: on oseo, na feta de polenta, on goto de moro

Buona festa a tutti !!

venerdì 23 ottobre 2009

PARLIAMO DI INTERNET

Ciao Ragazzi,
innanzitutto affrettatevi a votare il nuovo sondaggio..
Oggi parliamo di un argomento di estrema attualità:
internet ed il nostro comportamento.
E’ stimato che al mondo siano attualmente collegati più di 600 milioni di computer e noto che negli ultimi anni anche tra di noi comuni mortali “vicentini” se ne faccia un utilizzo sempre più massiccio.
Personalmente porto le mie esperienze, sarà il lavoro che faccio, ma sinceramente non riesco a rimanerne distaccato, per me una giornata lavorativa senza connessione è come una giornata trascorsa fuori dal mondo, mi rendo conto che sento il bisogno fisiologico di essere aggiornato sulle news dal mondo, piuttosto che dalla posta elettronica o più semplicemente controllare cosa fanno i miei amici su facebook.
Noto che anche le persone che mi circondano usano questo strumento sempre più frequentemente, addirittura per controllare le offerte alimentari dei vari supermercati.
Io penso che tutto ciò sia positivo per noi utenti finali, finalmente il mondo si è aperto davanti a noi, internet ci porta un vantaggio enorme, siamo sempre aggiornati, possiamo controllare le spese e le offerte dei concorrenti in tempo reale, se prima i prezzi che ci venivano proposti erano sempre imposti, ora possiamo controllare chi fa meglio, e comunque capire se questo è un buon prezzo o meno.
Il giornale che leggiamo al mattino è già vecchio ancora prima di aprirlo…
Posso acculturarmi quando e quanto voglio, una volta bisognava avere una enciclopedia Treccani, ora basta Google e Wikipedia, senza contare che è gratuito…
Posso comprare, vendere, telefonare, prenotare viaggi, andare dall’altra parte del pianeta sapendo già il commento di chi ci è già stato…
… straordinario …
Sarebbe bello raccontarlo ai nostri bisnonni e guardare la loro espressione basita…
Ma voi che ne pensate? E come vi comportate con internet? Vi piace? Lo usate? Aspetto i vostri commenti

venerdì 16 ottobre 2009

I SOGNI NEL CASSETTO


Ciao Ragazzi, lasciamo per un attimo la cacciagione e focaliziamoci in una nuova sfera di cui nessuno parla, ma tutti ne portano con se un buon bagaglio: I Sogni nel Cassetto.
Riflettendo un po’, ho constatato che il cassetto dei sogni di una persona inizia a popolarsi attorno ai 10/12 anni, in questa fase i sogni sono generalmente molti, spesso collegati al “cosa farò da grande”, complice anche una scelta di vita scolastica che per forza di cose, nel bene o nel male, ci condizionerà per l’avvenire.
Con l’adolescenza molti di questi sogni tendono a scomparire, il cassetto rimane quasi vuoto, si vive alla giornata, si pensa poco al futuro, più al presente, agli amici, al divertimento . . . (sarà per questo che gli adolescenti sembrano tutti rimbambiti!!)
Dati 18/20 anni in poi la nostra coscienza inizia a scoppiettare e prendere un passo diverso, la vita lavorativa ed affettiva comincia a delinearsi in maniera marcata se non indelebile.
Il nostro cassetto ora non è più colmo come anni fà, i sogni sono pochi, ma molto più pesanti e definiti.
Se per Dante io, Devid Gianello, a 30 anni sono nel mezzo del cammin di nostra vita, non posso sapere come sarà il mio cassetto in futuro, ma lo posso però immaginare:
Vi auguro e mi auguro di essere felici e realizzati con un piccolo grande sogno non realizzato nel nostro cassetto, perché un cassetto vuoto sarebbe molto triste, ed un sogno non realizzato è sinonimo di ambizione ed è fuoco alimentante per la nostra voglia di vivere…
E’ voi che ne pensate, quali sono i vostri sogni?, come al solito questo blog vive grazie ai vostri commenti.
A presto

lunedì 12 ottobre 2009

LA REGINA DEL BOSCO



Eccoci qua ragazzi, dopo la storia del tartufo, oggi parliamo di cacciagione, l'inverno sta arrivando anche se piano piano, in questi giorni si odono cacciatori che impazzano a tutte le ore, da qui il mio pensiero per forza di cose è arrivato a Maesta Beccaccia!!

La beccaccia un uccello solitario che vive a terra. Le sue abitudini sono prevalentemente notturne; di notte infatti si sposta e si alimenta. Durante la giornata tende a riposarsi nel folto dei boschi.
In Italia è specie cacciabile ed è considerata la regina del bosco tanta è la sua maestosità, la difficoltà nella cattura e la squisitezza delle carni.

In passato ne era autorizzata la caccia anche all'alba ed al tramonto, la cosiddetta posta, durante gli spostamenti per i luoghi di pastura. Oggi tale pratica, detta la posta infame, è proibita poiché in quelle occasioni la beccaccia risulta essere particolarmente vulnerabile per il volo troppo regolare e quasi "a farfalla" a differenza di quando invece viene "cercata" e insidiata con il cane da ferma. È qui che essa usa tutta la sua abilità mettendo in atto varie tecniche per nascondersi all'olfatto del cane e, quando costretta ad involarsi, riesce a rendersi quasi imprendibile al cacciatore utilizzando le sue grandi doti di volo veloce e zigzagante.

Nelle piume dell'ala della beccaccia esiste una particolare penna detta " pennino del pittore " che appunto serve ai pittori per le rifiniture di precisione sulle tele.
Per chi non lo sapesse, il nome scientifico della beccaccia è Scolopax rusticola L.

Concludo il mio discorso aggiungendo che tra tutti i cacciatori sono pochi colori in grado di praticare tale caccia, e tra tutti gli appassionati di spiedi... sono ancora meno quelli in grado di cucinarla...

Spero di non avervi fatto venire l'acquolina in bocca, come sempre i Vostri commenti sono la cosa più gradita...


mercoledì 7 ottobre 2009

LA STORIA DEL TARTUFO


A Grande richiesta riporto una sintesi tratta dal web su "la storia del tartufo", come al solito aspetto i Vostri apprezzatissimi commenti:

Nota a carattere tecnico: il sondaggio "tradizioni venete" è terminato con la vittoria al 47% di "Le conosco e le rispetto tutte".

La storia del tartufo affonda le sue radici in epoche talmente remote da rendere difficile, alle volte, distinguere ciò che è riconducibile a realtà e ciò che è frutto di leggende o della fantasia. Le prime notizie certe su questo pregiato prodotto della terra si rintracciano nella Naturalis Historia di Plinio il Vecchio. Risalendo ad epoche più remote, pare certo che già tremila anni prima di Cristo i Babilonesi conoscessero questo pregiato prodotto della terra. Si sa per certo, poi, che i greci usavano i tartufi nella loro cucina. A proposito di greci, il filosofo Plutarco di Cheronea tramandò l'idea, nel I secolo d.C., che il tartufo nascesse dal combinarsi di acqua, calore e fulmini.
Non era la sola, questa, di leggenda che circolava nell'antichità circa il tartufo. I pagani, ad esempio, certi del suo potere afrodisiaco lo dedicarono a Venere. Oppure, altra delle tante leggende, si credeva che nel tartufo fossero contenuti veleni letali. Ad ogni modo, leggende a parte, già dall'antichità il tartufo era molto ricercato, il suo prezzo di conseguenza era elevatissimo e la sua presenza sulla tavola era indice di nobiltà e potenza di chi l'offriva.
Nel medioevo e nel periodo rinascimentale le conoscenze sul tartufo non fanno grandi progressi, pur rimanendo esso sempre un cibo altamente apprezzato, soprattutto nelle mense di nobili ed alti prelati.

Un nome da prendere in considerazione quando si parla di storia del tartufo è quello di Giacomo Morra, albergatore e ristoratore di Alba. Nel 1929 egli decise di pubblicizzare il tartufo bianco pregiato all'interno della già nota Fiera d'Alba ed ottenne un grandissimo successo, tanto da fargli ottenere un'eco internazionale e da far divenire il tartufo una costante nelle fiere vendemmiali. Nel 1933, a testimonianza del sempre maggior interesse verso il tartufo, la Fiera d'Alba divenne Fiera del Tartufo. In seguito, inoltre, Morra intuì la possibilità di rendere il tartufo un oggetto di culto a livello internazionale, chiamandolo "Tartufo d'Alba" e collegandolo ad un evento di richiamo turistico ed enogastronomico. Nel 1949, con un'altra brillante idea, Morra decise di regalare il miglior tartufo raccolto in quell'anno all'attrice Rita Haywort. Da allora, questo gesto divenne "un'abitudine": da Harry Truman a Winston Churchill, da Sofia Loren ad Alfred Hitckcok, per citare alcuni dei personaggi che ricevettero da Morra questo prezioso dono.
Da quanto detto finora, emerge come la storia del tartufo sia legata a svariati elementi (che in queste poche parole si sono affrontati in maniera volutamente sintetica). Tali elementi spesso esulano dagli aspetti puramente agronomici, portando il discorso su un piano più latamente socio-culturale per non dire, alle volte, di costume. Si pensi, a questo proposito, che il Conte Camillo Benso di Cavour utilizzò il tartufo come mezzo diplomatico o che Lord Byron lo teneva sulla scrivania perché il suo profumo gli destasse la creatività...

domenica 4 ottobre 2009

TRADIZIONI VENETE!


Ciao Ragazzi,

Innanzitutto un post di carattere tecnico, il sondaggio precedente è terminato con la vittoria di "Tradimenti della moglie" al 40%.

Argomento di oggi sono le tradizioni culinarie venete, da un rapido calcolo sono almeno 8 in un anno... dal coesin con la lingua alla poenta e osei, passando per i bigoi con la sardea per finire con la sopressa, e senza dimenticare la "putana";

Noi, figli di contadini, che delle tradizioni hanno fatto la loro storia e i loro valori, ci teniamo in modo particolare, un pò perchè abbiamo fatto della buona tavola uno stile di vita, un pò perchè vorremmo che anchè i nostri figli portassero in grembo una cultura che con dedizione e maestria ci è stata tramandata.

Tutt'oggi il mondo gira ad una velocità abnorme, il tempo diventa sempre meno, le cose da fare sono molteplici, si lavora molto più di testa che di braccia, è questo ci porta inesorabilmente a tralasciare le cose più comuni e scontate.

Il mio vuole essere un invito, anche se costa tempo e sacrificio in un era dove il camino a legna sta sparendo, a non tralasciare le piccole e semplici usanze di una volta, perchè come in tutte le cose, i particolari fanno la differenza, ed un anitra il giorno del rosario con la famiglia riunita, per quanto banale può sembrare... porta gioia, buon'umore e allegria nella vita privata così come nel lavoro...

Non troppo... neache poco, ma fermiamoci a gustare le piccole cose belle che ci circondano, magari sorseggiando un buon bicchiere di vino...

Dedicato a tutti coloro che riescono a rimanere seduti ad un tavolo per più di 6 ore...

... e per chi la vita... piuttosto che allungarla ... preferisce allargarla...

Voi che ne pensate?


giovedì 1 ottobre 2009

PILLOLE MENTALI: TEORIA DEI SEI GRADI DI SEPARAZIONE

La teoria dei sei gradi di separazione è un'ipotesi secondo cui qualunque persona può essere collegata a qualunque altra persona attraverso una catena di conoscenze con non più di 5 intermediari. Tale teoria è stata proposta per la prima volta nel 1929 dallo scrittore ungherese Frigyes Karinthy in un racconto breve intitolato Catene.

Nel 1967 il sociologo americano Stanley Milgram trovò un nuovo sistema per testare la teoria, che egli chiamò "teoria del mondo piccolo". Selezionò casualmente un gruppo di americani del Midwest e chiese loro di mandare un pacchetto ad un estraneo che abitava nel Massachusetts, a diverse migliaia di chilometri di distanza. Ognuno di essi conosceva il nome del destinatario, la sua occupazione, e la zona in cui risiedeva, ma non l'indirizzo preciso. Fu quindi chiesto a ciascuno dei partecipanti all'esperimento di mandare il proprio pacchetto a una persona da loro conosciuta, che a loro giudizio avesse il maggior numero di possibilità di conoscere il destinatario finale. Quella persona avrebbe fatto lo stesso, e così via fino a che il pacchetto non venisse personalmente consegnato al destinatario finale.
I partecipanti si aspettavano che la catena includesse perlomeno un centinaio di intermediari, e invece ci vollero solo (in media) tra i cinque e i sette passaggi per far arrivare il pacchetto. Le scoperte di Milgram furono quindi pubblicate in
Psychology Today e da qui nacque l'espressione sei gradi di separazione.